La nuova organizzazione del lavoro che si impose con la seconda rivoluzione industriale deve il nome di taylorismo all’ingegnere americano Taylor che, nel suo Principi di organizzazione scientifica del lavoro, nel 1911, elaborò in maniera organica il nuovo processo produttivo, basato sulla catena di montaggio, applicato nello stabilimento automobilistico di Detroit di proprietà di Ford. Adottando il sistema della produzione in serie, l’azienda era in grado di ridurre i costi di produzione e, parallelamente, di incrementare i salari; inoltre la semplificazione del processo produttivo ridusse il costo dei beni prodotti e ne favorì una maggior diffusione; fu merito di tale innovazione se si cominciò a parlare per la prima volta di consumi di massa. Rispetto alla concezione marxista del lavoro, quella taylorista non vede in insanabile conflitto profitto e salari ma concilia la crescita di entrambi grazie alle innovazioni tecnologiche che, abbassando il prezzo dei prodotti, le rende acquistabili da parte degli stessi operai.
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